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La
chiesa di San Carlo Borromeo
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Allontanandosi dal mare, proseguendo lungo
il corso, oltre la piazza, si eleva la chiesa di San Carlo
Borromeo, patrono del paese, sul cui portale sono incise le
parole “Divo Carolo”, in onore al re, e, in caratteri molto
piccoli, sulla sinistra, la data di edificazione:
1775.
Progettata dal Viana in stile neoclassico, la chiesa fu
voluta dal duca di San Pietro e dall’Erario, con il
concorso gratuito della manodopera locale.
Alcuni anni dopo
l’apertura al culto, nel 1797, venne completata da un
campanile, collocato in posizione arretrata. Si racconta
che avesse quattro campane di cui una, recuperata da un
bastimento e un po’ rovinata, si staccò il giorno di San
Pietro del 1909, e venne poi sostituita da una nuova,
acquistata dagli emigrati carlofortini in America.
All’interno della Chiesa, nella
Cappella della Pietà, alla
sinistra dell’entrata, giacciono le spoglie del parroco
don Gabriele Pagani (1879-1940), raffigurato in uno splendido
mosaico dall’artista D’Urso, insieme a don Mario Ghiga,
vescovo di Tempio-Ampurias, amato parroco della comunità
carolina dal 1941 al 1961;
il
presbiterio è impreziosito di una tela
che raffigura san Carlo in adorazione della Vergine Maria,
donato dai Savoia alla comunità.
In fondo, sulla destra,
sono conservate le statue di sant’Anna con la
Madonna
bambina, che i tabarchini condussero con loro nel viaggio
da Tabarca verso l’isola di San Pietro.
Dietro l’altare,
davanti all’organo, è posta una delle pietre che
costituivano l’abside di Tabarca, così come è scritto sulla
stessa pietra. La statua di sant’Anna e la pietra
dell’abside, portate dall’isolotto tunisino, simboleggiano
l’intenzione dei tabarchini di continuare a pregare nella
loro nuova dimora sentendosi sempre a casa.
Fino al 1967,
la Chiesa di San Carlo Borromeo era l’unica in cui si
riuniva tutta la comunità per le celebrazioni. In seguito
all’espansione della città a sud dell’abitato, si decise di
erigere una nuova chiesa dedicata a san Pietro.
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