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I costumi

   

 

I tabarchini hanno saputo mantenere un forte legame con la loro origine. Quando, nel 1541, si trapiantarono a Tabarca, usarono la lingua e le tradizioni, oltre che la religione cristiana, come elementi di identità della loro cultura, che mantennero caparbiamente nell’esodo verso la Sardegna sull'isola di San Pietro.

 

Il dialetto tabarchino è l’elemento primo di coesione di questa comunità; si sente riecheggiare per i carruggi (le vie del paese) e subito colpisce il visitatore, lasciandolo spesso sorpreso.

 

Dall’antica Tabarca i carlofortini hanno importato anche il ballo tabarchino. La coreografia è costituita da sei movimenti o parti: la scena, la riverenza, la busticca, il rondò, il coro con ballo e la scena finale; rappresenta il corteggiamento verso l’amata, che, inizialmente timida e ritrosa, accetta poi la corte. Così il ballo, dapprima pacato, si fa via via più vivace e spensierato ed è accompagnato da allegri stornelli.

In occasione di questo ballo, i giovani indossano il costume tradizionale, simile a quello dei paesi rivieraschi della Liguria e, al pari di questi, semplice e sobrio come la gente dei borghi di pescatori di una volta.

 

L’abito femminile è costituito da un corpetto aderente in fresco di lana e da una gonna della stessa stoffa lunga fino al polpaccio dai colori piuttosto vivaci (rosso, azzurro, verde) ed è impreziosito da un grembiule, un copricapo (sampa) ed uno scialle finemente ricamati con motivi floreali. I gioielli raccontano in parte la storia di questo popolo, legato al mare ed alla pesca del corallo: collane, orecchini, anelli e grosse spille per trattenere lo scialle sono esclusivamente di corallo.

 

L’abito maschile, molto lineare, è costituito da una camicia bianca orlata di pizzo nel collo e nei polsi, che spicca su un panciotto (gipun) a quadrettini variamente e vivacemente colorato, e da una fascia rosa in raso (senta). La giacca è in panno nero, orlata da una fettuccina rossa, e i pantaloni sono dello stesso tessuto e dello stesso colore, e leggermente corti, tali da far intravedere le calze rosse. Completa il costume un basco ugualmente nero e orlato di rosso, con sopra un simpatico pompon (pompòne).

 

Il ballo tabarchino è solo un esempio di come questo popolo abbia sempre amato le feste e i momenti di incontro collettivo, tanto da coniare un termine ad hoc: fare casciandra.

 

 

 

 

 

Testi estratti da "CARLOFORTE e l'isola di San Pietro" di Luigi Pellerano

e da "CARLOFORTE E L'ISOLA DI SAN PIETRO - Il Mediterraneo in miniatura" di 'Autori vari '

Immagini prelevate da "CARLOFORTE e l'isola di San Pietro" di Luigi Pellerano

 

 

 

 

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