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Carloforte e la sua Isola
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Immerso
nel paesaggio lagunare del
Golfo di Palmas, Carloforte (6300
abitanti), con le numerosissime casette dai colori vivaci e
teneri insieme, appare all’occhio del viaggiatore come un vero
lembo di Liguria trapiantato in Sardegna.
Anche i
costumi, le abitudini, il dialetto sono liguri, come di
derivazione ligure sono caratteri e modi dell’abitare che,
mantenutisi nel tempo, costituiscono un’interessante scoperta.
Si tratta
in effetti di permanenze di una vicenda storica relativamente
recente che ha visto il popolamento e la fondazione di
Carloforte nel 1738 (dopo l’acquisizione della Sardegna al
dominio di Casa Savoia, nel 1720) da parte di una colonia
genovese proveniente dall’isola di Tabarca, presso Tunisi.
L’esperimento di
colonizzazione, favorito da Carlo Emanuele III, prese il via
dopo che la popolazione ligure di Tabarca si trovò a dover
abbandonare l’isola.
E così
Carloforte fu fondata secondo un progetto unitario, con un
disegno insediativo a schema geometrico regolare, secondo i
modelli propri delle città di colonizzazione, riconoscibili
nella suddivisione del terreno in lotti regolari, nella
viabilità rettilinea, nella piazza principale a impianto
geometrico regolare, e infine nella cinta fortificata delle
mura.
La nuova
città, oltre a ospitare i coloni, doveva assolvere al
miglioramento del sistema di fortificazioni di questa parte
della costa sarda, soggetta a innumerevoli attacchi
barbareschi; sembrava quindi consigliabile realizzarla nelle
alture più interne, più facilmente difendibili in caso di
attacco dal mare.
Ma l’ingegnere
de la Vallée propose felicemente di costruire città e
bastioni poco lontano dal mare, tenendo conto delle risorse e
delle reali attività dei suoi futuri abitanti.
Così su una
piccola altura presso la marina si iniziò la costruzione della
cittadella bastionata, “il Castello”, con rete stradale
a maglie regolari, comprendente gli edifici di residenza del
governo.
La zona
intorno al porto, non protetta da mura, fu quella più esposta
alle invasioni barbaresche.
Dopo
l’ultima invasione, la più violenta, del 1798, si avviarono i
nuovi lavori di costruzione di una cinta muraria (in pietra
locale e con andamento geometrico) iniziata nel 1806 e
compiuta nel 1810.
Nei primi
decenni dell’Ottocento, in concomitanza con lo sfruttamento
delle risorse minerarie in Sardegna, anche Carloforte conosce
una relativa floridezza, accompagnata da un incremento
demografico e da una progressiva crescita dell’insediamento.
Le funzioni di Carloforte come punto di
imbarco del minerale
dell’Iglesiente richiamano alcune presenze straniere
interessate a investimenti in campo minerario.
Prossimi
alla città si costruiscono i magazzini di deposito del
minerale e altri ne sorgono lungo il litorale fronteggiante la
costa; un intenso traffico di navi da carico si stabilisce fra
la costa sarda e l’isola per poi avviarsi per le rotte
mediterranee. In questo secolo la cittadina subisce anche
delle ristrutturazioni, ma l’espansione dell’abitato oltre il
perimetro murario, soprattutto in direzione ovest (Saline,
Pozzino) si realizza prevalentemente nei primi decenni del
Novecento.
La costruzione più importante realizzata in questo
periodo è la Casa del Proletariato (1920-22); negli stessi
anni si ebbe con la costruzione delle Scuole elementari
(1922), forse troppo affrettatamente inserite lungo una parte
delle mura del Castello.
Ma a
partire dai primi del Novecento, l’economia e le
risorse carlofortine entrano in un progressivo decadimento.
Grossi complessi edilizi intorno ai quali erano organizzate
attività e insediamenti vengono abbandonati.
Anche
l’area del Castello conosce un progressivo spopolamento. Negli
anni più recenti, nonostante il lento depauperamento
demografico, si è assistito a un notevole incremento abitativo
soprattutto nella zona sud-ovest; nelle parti dell’abitato più
antico si è invece registrato un massiccio fenomeno di
sostituzione anche totale dell’edificato.
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