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Il servizio idrico
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L’importanza
del servizio idrico è sempre stata avvertita dai Tabarkini da
quando occupavano l’isolotto di Tabarca. Qui, infatti, nel
terreno scosceso, si trovano ancora vecchi
scavi di pozzi per
la raccolta delle acque piovane.
Trasferendosi nella nuova sede di San Pietro con uguali
esigenze e pari necessità, non potevano trascurare un problema
di così vitale importanza. La vita nel «Castello» richiese
subito la relativa dotazione di acqua che si ottenne con la
costruzione di un deposito (la cisterna del Re) alle spalle
dello stesso. Tutte le case di abitazione costruite attorno ad
esso furono dotate di cisterna per la raccolta delle acque
piovane convogliatevi dai tetti nel periodo di pioggia
dall’autunno alla primavera.
Man mano che
il paese si estendeva verso la parte bassa si trovarono
falde
d’acqua di diversa alcalinità e comunque utili per gli usi
domestici: si scavarono così i pozzi ed accanto ad essi si
costruirono pure le cisterne; altrettanto avveniva nelle
campagne per il soggiorno e le colture. Non erano ancora
passati cinquant’anni che si pensò di costruire un grande
deposito per la raccolta delle acque dell’unico corso d’acqua
che arriva al paese (il Canale del Generale). Si costruì il
Cisternone e l’acqua era a disposizione di chi ne aveva bisogno.
Per l’epoca
(era il 1790) l’opera risultò colossale e lo è ancora oggi.
Diviso in
quattro sezioni trasversali intercomunicanti è capace di
1.500
metri cubi circa; per parecchi anni non fece risentire della
scarsità dell’acqua, servendo a complemento di quella che si
attingeva dalle cisterne e dai pozzi interni.
Per vedere
funzionare una prima condotta idrica con relativa rete interna
si dovevano aspettare gli anni venti (1925 circa).
Si provvide
a fare un drenaggio per filtrare le acque sorgive, allora
piuttosto abbondanti, delle regioni Montagna-Gabbie ed
attraverso una tubazione si fecero confluire nelle vasche
costruite sul punto più elevato del paese, ritenuto più idoneo
per la caduta, accanto al fortino «Santa Cristina», dove
esistono ancora e sono funzionanti.
Non tutti,
però, quelli che avevano bisogno di acqua potevano recarsi al
Cisternone, dal momento che il paese si estendeva sempre più;
perciò furono collocate delle fontanelle in diversi punti e
l’acqua risultò insufficiente.
Negli anni trenta (1932), si
costruì la diga di Nasca con relativo bacino per contenere le
acque sorgive e piovane della zona che defluivano in mare. La
diga, lunga m. 56, alta m. 11 è capace di contenere un invaso
da 20.000 metri cubi. Vi furono collocate delle pompe idonee
che, attraverso una condotta sotterranea, mandavano l’acqua
alle vasche di Nassetta da dove, per caduta, scendeva a un
deposito costruito sulla collina del Corazzo e di lì, dopo
decantazione, proseguiva alle vasche di santa Cristina, per
essere immessa in rete.
Il mutare
dei tempi, l’avanzare del progresso, la necessità di dotare le
case dei moderni servizi igienici con l’uso di acqua corrente
(e far sparire i canalotti), fece avvertire i primi disagi e
Carloforte ebbe bisogno di acqua dall’altra sponda. Vennero le
navi cisterna; si vissero anni difficili che preoccuparono e
fecero molto riflettere. Il 1.1.1969 l’E.S.A.F. assumeva
l’incarico della gestione dell’acquedotto e della fognatura,
divenute due vere rogne, e conseguentemente si accollava l’onere
della fornitura dell’acqua.
Nel 1973
stese una prima condotta sottomarina, della Pirelli, da
Calasetta alla regione Giunco (porta l’acqua dalla diga di Bau
Pressu o Monte Pranu). Da qui una tubazione interrata del
diametro di 25 cm. raggiunge il paese e versa l’acqua nel
vecchio Cisternone che costituisce il punto di raccolta per
poi essere messa in rete mediante spinta ottenuta con pompe
adeguate. Dal 1981, una seconda condotta sottomarina (questa
volta della «Faro Sub» affianca la prima con una portata
complessiva di litri 40 al m’’.
L’acqua
della condotta primitiva (Montagna-Gabbie) fu abbandonata ed a
ricordo della stessa restano le cabine di controllo, simili a
garitte per sentinelle, disposte lungo l’itinerario dalle
sorgenti al paese.
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