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Da Tabarca all'isola di San Pietro, cenni storici
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1736.
Carlo
Emanuele III, salito al trono, stabilisce di infeudare i
territori disabitati dandoli in concessione.
ESTATE.
La notizia giunge come “Voce della Provvidenza” a Tabarca dove già si
avvertivano disagi economici e spirituali.
Padre
Giovannini, missionario, convoca l’assemblea dei Capi-famiglia
e propone, come nuova destinazione, l’Isola di San Pietro come
più idonea perché “posta all’orlo della penisola sulcitana ...
mostravasi accomodata alle pose dei naviganti ed alle
operazioni del traffico”. L’assemblea accetta e lo stesso
Padre, con la corallina di Domenico Giacomo Rombo, si reca a
Cagliari per palesare il desiderio dei Tabarkini.
1737.
A seguito dei due, Agostino Tagliafico, maggiorente di Tabarca, munito
di ampi poteri, continua col marchese di Rivarolo, Governatore
della Sardegna, le trattative per la colonizzazione dell’Isola
e di persona si rende conto delle sue condizioni e
disponibilità, stabilendo già il luogo adatto alla costruzione
dell’abitato.
27-7-1737.
L’isola viene concessa, col titolo di Ducato, al Marchese
della Guardia a patto che accolga i Liguri dell’isola tunisina
di Tabarca, dove si trovano quali coloni fin dal 1540, esposti
alle continue vessazioni del Bey e dei Mussulmani.
Si approva
l’atto di colonizzazione.
17-10-1737.
Si stipula il contratto definitivo tra il Marchese della
Guardia, figlio del Della Guardia Don Bernardino Genoves, cui
viene conferito il titolo di Duca di San Pietro e di
Carloforte, l’Intendente Generale conte di Castellamonte e
Agostino Tagliafico; in esso viene pure stabilito che: in
onore al Re Carlo Emanuele III il nuovo abitato prenda il nome
di Carloforte.
15-11-1737.
Si dà notizia della concessione in proprietà dei terreni
assegnati ai tabarkini insediatesi.
22-2-1738.
86 persone, con la tartana del cagliaritano Pier Giraud,
giungono in San Pietro ed iniziano la costruzione della prima
casa. Successivamente un secondo gruppo di 302 persone arriva
a Cagliari con un vascello svedese e la stessa tartana del
Giraud.
17-4-1738.
Sbarcano in San Pietro; dal primo censimento si hanno:
- 100
famiglie e 388 persone provenienti da Tabarca;
- 26
famiglie e 79 persone provenienti dalla Liguria;
- 2 primi
curati per un totale di 469 persone richiamati da Agostino
Tagliafico. Tra i Liguri, la famiglia del N.H. don GioBatta
Segni, otto figli, trisavolo del prof. On. Antonio Segni
divenuto Presidente della Repubblica il 13-5-1962.
24-5-1738.
Tre delegati dei Tabarchini (Agostino Tagliafico,
Francesco Vacca e Simone Rosso) nella chiesa di Portoscuso
prestano giuramento di fedeltà al e Carlo Emanuele III, alla
presenza del Viceré, Marchese Carlo di San Martino e di
Rivarolo. Il Tagliafico è nominato Conte di San Pietro ed ai
generi (non avendo figli maschi) Giovanni Porcile, Ciarella
Nanter Novaro e Rapallo è dato il titolo di Conte (documento
privato in mano alla famiglia Biggio a S. Antioco).
13-7-1738.
1° battesimo: Maria Caterina di Nicola e Maria Felicia
Ferraro.
21-8-1738.
Per ordine del Viceré, viene nominato dai cittadini il
primo Consiglio Comunitativo.
24-8-1738.
Si procede all’elezione del primo Sindaco e viene eletto
GioBatta Segni, gentiluomo genovese stabilitosi a Carloforte;
Vice Sindaco Francesco Napoli di Tabarca e consiglieri:
GioBatta Boccone, Geronimo Rosso, Nicola Borghero, tutti di
Tabarca e Giuseppe Parodi di Polcevera.
6-10-1738.
Vengono distribuiti, per sorteggio, i primi lotti di
terreno in località Tacca Rossa e Tacche Bianche (118 porzioni
per 118 famiglie).
1-1739.
Un incendio distrugge 22 case in legno. In seguito saranno costruite
case in muratura (marzo 1744).
10-1-1740.
Viene nominato “mustassaffo” (guardia) Antonio Danovaro.
10-3-1740.
Antonio Danovaro presta giuramento nelle mani del Capitano
di giustizia.
31-3-1740.
Giovanni Cipollina viene nominato mustassaffo aggiunto.
18-6-1741.
Alì Pascià, Bey di Tunisi, con una spedizione di 300
uomini su 8 galeotte, arriva a sorpresa a Tabarca,
s’impadronisce dell’isola, fa smantellare le fortificazioni,
facendo distruggere la Chiesa, magazzini, case e porta in
prigione a Tunisi 840 Tabarchini che rimangono schiavi per 15
anni circa (al momento dell’invasione gli uomini erano a
corallare in alto mare).
1744.
Tentativo di impiantare una nuova colonia in regione Pescetti (Villa
Vittoria) con l’arrivo di 42 famiglie piemontesi, toscane e
maltesi: fallisce due anni dopo per malaria ed epidemia.
1746.
Muore Agostino Tagliafico all’età di novant’anni.
1750.
Dopo nove anni, Carlo Emanuele III riesce a far liberare 121 schiavi
mediante trattative tenute da Giovanni Porcile, Capitano della
Regia Marina Sarda e genero di Tagliafico.
1753.
Giovanni Porcile libera altri prigionieri con lo scambio di
prigionieri maomettani ceduti dal Papa.
1755.
Il Bey di Tunisi, in occasione della morte di uno dei suoi figli,
libera gli altri schiavi: la maggior parte si trasferisce a
Carloforte.
12-3-1768.
Viene benedetta e collocata la prima pietra del forte
(torre) San Vittorio allo Spalmadureddu.
10-1768.
Chiusa al culto la chiesa al Castello.
1773.
Hanno inizio i lavori per la costruzione della chiesa parrocchiale
(intanto si officiava in casa di un certo Fisanotti).
1774.
Viene costruito un moletto per l’approdo dei battelli che dovevano
trasportare il materiale.
1775.
Viene ultimata la chiesa, ma non il campanile.
16-7-1786.
E’ posto sul piedistallo il monumento a Carlo Emanuele III,
opera dello scultore genovese Bernardo Mantero.
1788.
Si completa il gruppo della Statua, collocando ai lati del Re uno
schiavo turco ed una schiava vestita alla cristiana con un
figlio in braccio a ricordare il concambio fatto dal Porcile
con gli schiavi turchi e le tabarchine.
1790.
E’ costruito il cisternone, a Porta Cassebba, di mc. 1500 circa.
1792.
La Repubblica Francese dichiara guerra al Re di Sardegna.
08-1-1793.
Le truppe francesi occupano l’Isola di San Pietro.
L’invasione
dei Francesi è motivo per dover nascondere la statua del Re.
Nella fretta di interrarla il baraccio destro rimane fuori.
Bisogna romperlo e resterà così a testimonianza
dell’avvenimento.
25-5-1793.
Cacciata dei Francesi ed occupazione dell’isola da parte
delle truppe spagnole.
28-5-1793.
Consegna dell’Isola, da parte del Comando Spagnolo, al
Viceré di Sardegna.
20-7-1793.
La statua ritorna sul piedistallo.
1797.
Ultimato il campanile.
2/3-9-1798.
Sbarco improvviso dei Corsari nell’Isola. Eccidio delle
guardie alla gran Torre ed al Castello; invasione del paese e
devastazione dell’abitato con angherie, soprusi e massacri nei
confronti degli abitanti. Nelle vie cadaveri di vecchi e
bambini. 830 carlofortini sono portati in schiavitù a Tunisi.
15-11-1799.
Nicola Moretto rinviene la Statua della Madonna, che sarà
costantemente pregata dagli schiavi per ottenere la
liberazione, e la porta a Tunisi al Sac. Don Nicolò Segni.
6-1803.
dopo transazioni ed interessamenti da parte del Papa, della Turchia,
della Russia, del re di sardegna, del Duca di S. Pietro, di
Napoleone Bonaparte (che vuole ed ottiene la restituzione dei
carlofortini che erano stati prelevati dalla casa del Rombi) e
dietro trattative effettuate dal Porcile, riacquistano la
libertà. Nei cinque anni di schiavitù ci furono 95 nascite e
117 morti.
12-8-1806.
Si iniziano i lavori di scavo per il muro di cinta.
10-9-1806.
Posa della prima pietra del fortino che sarà chiamato
Emanuele.
1807.
Il Duca di San Pietro rinuncia volontariamente al feudo in favore del
Re di Sardegna.
15-10-1807.
Posa della prima pietra dell’Oratorio o Cappella in onore
della Madonna dello Schiavo.
2-6-1808.
Visita di Vittorio Emanuele I che concede a Carloforte il
titolo di “Città” e particolari favori.
1810.
Con l’erezione del fortino “San Carlo” (esattoria) vengono ultimati i
lavori del muro di cinta. Nomi dei fortini da Nord a Sud:
Maria Teresa, Santa Teresa, Beatrice, Santa Cristina, Porta
Cassebba, Emanuele e San Carlo.
1810.
Francesca Rosso diventa unica legittima sposa di Sidi Mustafà, e
prende il nome di Jenet Lela Bèia; nello stesso anno diventa
madre di Hamed che diventerà Sidi Hamed Bey, il “Sardo”.
8-3-1811.
Viene istituita a Carloforte la Regia Dogana e abilitato
il porto (il servizio doganale cesserà il 12-06-1972 ed è
trasferito a Portovesme).
4-5-1811.
Visita di Vittorio Emanuele I con la Regina e la
Principessa Beatrice.
Nello stesso
anno Mongiardino costruisce la chiesetta delle “Bocchette”.
Sarà chiusa al culto dopo la sua morte (20-1-1819).
15-8-1815.
Viene ultimata la chiesetta della Madonna dello Schiavo.
10-12-1815.
Viene benedetta la chiesa della Madonna dello Schiavo.
1816.
Con la convenzione di Tunisi, si mette fine alle operazioni piratesche
e la vita a Carloforte può procedere relativamente tranquilla.
1830.
La conquista di Algeri da parte delle truppe francesi segna il declino
della potenza mussulmana ed assicura tranquillità e sicurezza
alle genti tanto tormentate da essa.
28-10-1857.
Carloforte perde il titolo e i requisiti di “piazzaforte”
e le fortificazioni passano dal Ministero della Difesa al
Demanio.
1868.
E’ gettato un cordone telegrafico da Portoscuso.
1870.
Si costruisce il Palazzo Comunale.
20-3-1876.
A seguito del passaggio delle fortificazioni al Demanio si
procede alla vendita: il muro di cinta è venduto al Comune (L. 3500).
1878.
La Torre
San Vittorio è venduta a Nicola Granara (L. 2866).
1878.
I fortini Santa Teresa e Beatrice a Lorenzo Pellerano.
10-4-1879.
Il fortino Santa Teresa al
dott. Basso Arnoux.
1879.
Il forte Carlo Emanuele (Castello) a Giuseppe Garau (L. 3100) e quindi
ad Antonio Demartis.
Il fortino
Maria Teresa passa a disposizione della Guardia di Finanza:
il fortino
San Carlo a disposizione del Genio Militare;
i fortini
Emanuele e Porta Cassebba al Comune di Carloforte.
Saranno
demoliti in ordine di tempo: Emanuele, Porta Cassebba, Maria
Teresa e San Carlo.
1879-81.
Si costruiscono le fognature.
1882.
Viene costruito il molo a spese del Comune.
1883.
Il Cimitero viene trasferito da dove è stato costruito il Teatro
“Cavallera” al Giunco.
1890.
Si abbattono le mura del braccio meridionale per dare posto alla
costruzione delle case di Via Roma e Porta Cassebba.
1892.
Il servizio postale ha il suo ufficio.
1898.
La torretta centrale della Torre “San Vittorio” è demolita per lasciar
posto al casotto per le osservazioni astronomiche che iniziano
nel 1899.
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