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Il Monumento ai Caduti
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Prima del
1930 un figlio di Carloforte, Antonio Ferrando, alquanto
intraprendente ed amante del lavoro come tutti i Tabarkini,
era emigrato in Australia e lì aveva fatto una fortuna, non
dimenticando mai il suo paese e i suoi compaesani.
Onde
testimoniare tale affetto in modo tangibile, fece dono al
Comune di L. 100.000 (centomila), all’epoca un tesoro, per la
costruzione di un monumento ai Caduti in guerra.
L’occasione
era propizia: si scelse per l’erezione del Monumento la stessa
zona del campo sportivo, che veniva così valorizzato da
un’opera altamente significativa; il Monumento ai Caduti
avrebbe richiamato alla memoria dei tifosi, nel tempo, le
persone che avevano sacrificato la loro vita per il bene della
Patria.
Negli anni
1930-31 si cominciò ad innalzare il Monumento e a costruire,
salendo dal Pozzino, una scalinata per accedevi (solo
questa costò 25.000 lire).
Il Monumento, fatto di pietre lavorate da scalpellini, veniva
inaugurato, presenti le autorità fasciste e civili, il
4.6.1932, festa dello Statuto albertino.
Al centro
della base quadrata fu posto un cippo, pure a sezione
quadrata, con incisi, nelle lastre di marmo perimetrali, i
nomi dei Caduti, visibili dai quattro lati attraverso grandi
aperture che si elevavano ad arco e rientravano
all’interno della volta per reggere un’altra struttura che
riportava la scritta «Credere Obbedire Combattere» con i
simboli del Fascio Littorio.
Per proteggere l’interno, le quattro aperture furono
dotate di robusti cancelli.
Negli anni
1959-60, per ottemperare a quanto deliberato in precedenza
dalla stessa Amministrazione Comunale, il Monumento veniva
smontato, pietra dopo pietra, per essere rimontato in Piazza
Pegli, dove si trova tuttora, spoglio però dei simboli del
Fascio.
Per dare
posto anche ai nomi dei caduti della II° Guerra Mondiale venne
eliminato il cippo centrale ed i nomi dei Caduti furono
fissati con lettere in bronzo su lastre di marmo agli angoli
interni della base.
Oggi non è
più possibile rilevare
l’elenco completo dei Caduti poiché le lettere
riproducenti cognomi, nomi, date di nascita e di morte, hanno
subìto l’opera di erosione.... del tempo e forse anche del
vandalismo di chi è poco attento nei confronti di chi ha fatto
olocausto della propria vita per il bene della Patria.
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