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La "Relazione Tagliafico"
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Il
1737
fu un anno cruciale della storia di San Pietro. Esso
costituisce il momento in cui i liguri viventi
nell’avamposto di Tabarca,
in Tunisia,
cominciarono ad interessarsi all’isola deserta nel
sud-ovest della Sardegna. Quest’interesse avrebbe condotto una
parte di loro, in capo ad un anno, ad attraversare il
Mediterraneo e dare l’addio alla piccola isola africana,
stabilendosi nella nuova terra.
Le fonti
documentarie in questione sono costituite dalla
documentazione d’archivio relativa alla
ricognizione
che Agostino Tagliafico, in nome dei Tabarchini, fece
nell’Isola di San Pietro, allo scopo di vagliare
l’opportunità loro offerta dal Re di Sardegna di stabilirvisi.
Detti
documenti sono noti, tra gli storiografi dell’isola, come la
relazione Tagliafico (costituita de tre documenti) che,
con ragionevole cautela, pare il frutto della cooperazione tra
l’illustre Tabarchino e l’amministrazione del Regno di
Sardegna, in un momento collocabile, con tutta probabilità,
nei primi mesi del 1737.
Il
documento, intitolato
Istruzioni per procedere alla Carta
dell’Isola di S. Pietro, costituisce la fonte più
dettagliata della relazione in questione.
La cartina
è rappresentata in modo molto rozzo e la sua forma rispecchia
in maniera distorta il perimetro dell’isola. Viene spontaneo
fare alcune congetture in merito. Essa potrebbe essere stata
disegnata in modo frettoloso e senza l’ausilio di alcun
appoggio, da Tagliafico, durante il percorso di
perlustrazione. Potrebbe però anche essere stata eseguita
in
un secondo momento, sulla base del ricordo di quanto visto nei
due giorni di ricognizione. Entrambe queste possibilità
giustificherebbero la grande approssimazione del disegno e le
varie imprecisioni rispetto alla reale dislocazione del
territorio di quanto rappresentato.
Sintetizzando le osservazioni del 1737, si può affermare che
in queste si fa riferimento
(°) a due strade;
la prima che, dalla rada, raggiungeva la zona
della chiesa dei Novelli Innocenti, con un
tracciato
corrispondente all’incirca alle attuali via XX
Settembre e via Corvetto; la seconda è la
vecchia strada per la
Guardia dei Mori che
iniziava nella rada e passava attraverso la località
Gurfa, proseguendo fino a
Sùvia a Ripa e
continuando poi, prevalentemente attraverso i campi.
(°) ai resti di una costruzione su una piccola altura;
la località era un “monticello” tra
le Fontane e
da Segni; la
costruzione di un certo rilievo, in
rovina all’epoca è, da tempo, ormai scomparsa; le
ipotesi possibili vanno da una torre nuragica al tempio di
Baal Shamim, ad una costruzione romana o ad un qualcosa di
medioevale.
(°) ad una chiesa, quella dei Novelli Innocenti; si cita che in alcune
pietre “si leggono inscrizioni in lettera gottica”
delle quali però purtroppo nulla ci è pervenuto.
(°) ad un pozzo, conosciuto come il
Pussu grande (Pozzo
grande) della regione Fontane, di grandi dimensioni e
costruito con grossi massi trachitici.
(°) ai resti
di non meglio identificate costruzioni, fra lo
Stagno
(le saline) e la
Chiesa (dei Novelli Innocenti), e
delle quali non si hanno sufficienti cognizioni che ne
consentano l’identificazione.
Altro
elemento particolarmente importante è che anticamente
l’odierna salina consisteva in uno specchio d’acqua in
comunicazione col mare e che, di conseguenza, la zona in
analisi era direttamente raggiungibile con delle imbarcazioni
e costituì quasi sicuramente l’epicentro degli interessi e
degli stanziamenti umani nel territorio.
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