> La Storia
> L'incursione tunisina e gli anni della schiavitù
|
|
Il Conte Pollini nella difficile trattativa per il riscatto
|
|
Nella
lunga e difficile storia delle trattative che riuscirono a
portare alla raccolta dei fondi necessari per il
riscatto dei
carolini presi schiavi nel settembre 1798, vi furono delle
figure meno note che contribuirono però, in maniera
determinante, alla risoluzione delle trattative e della
successiva redenzione degli schiavi carolini strappati all'isola di san Pietro.
Il Conte Pollini fu uno di questi.
Era
Gaetano Pollini un facoltoso commerciante di Cagliari che ebbe
ruolo di grande rilievo nella risoluzione di alcuni gravi
problemi di natura economico-finanziaria nella Sardegna tra la
fine del 1700 e la prima metà del secolo successivo. Si era
trasferito dal Piemonte in Sardegna nella seconda metà del
1700 e, grazie alla sua intraprendenza, era diventato, assieme
ad altre famiglie cagliaritane di origine ligure-piemontese,
fiduciario della Corte Sabauda e suo finanziatore.
Il
Pollini contribuì, con
grosse somme di denaro e grandi
quantità di derrate alimentari, ad organizzare la resistenza
contro l’invasione francese, e a risanare il
deficit
finanziario dell’erario, elargendo forti somme in prestito e a
titolo gratuito. A seguito di questi ed altri interventi
ottenne, nel 1801, dietro proposta di Carlo Felice, il
titolo
di Conte con diritto di trasmissione ai suoi discendenti.
All'agiatezza e alla ricchezza, corrisposero anche coraggio
nell'opera meritoria che ebbe assieme ad altri commercianti,
quando si trattò di assicurare gli approvvigionamenti di grano
alla Sardegna in occasione della terribile carestia del 1811,
affidando il capitale investito su navi da trasporto tra la
Sardegna e il continente sfidando il pericolo delle flottiglie
barbaresche che tentavano gli ultimi colpi di coda prima della
definitiva cessazione delle ostilità, imposta dai
governi
europei nel 1816.
Per
quanto riguarda la vicenda lunga e tortuosa che portò al
pagamento del riscatto degli schiavi carolini e alla loro
liberazione, il Pollini ebbe un ruolo di grande importanza, se
non determinante, per il felice esito, grazie anche alla sua
posizione di amministratore e finanziatore della “Cassa di
Redenzione degli Schiavi”.
Tralasciando tutti gli interventi che precedettero la
liberazione, agli inizi dell’anno 1803, la situazione era
ancora incerta in quanto i fondi necessari per il riscatto,
richiesti dal Bey Hamûda, non erano ancora stati reperiti
nonostante gli sforzi di quanti si stavano adoperando alla
risoluzione definitiva della trattativa. Intervenne allora
Carlo Felice che inviò il
Pollini a Tunisi affinchè potesse
richiedere l’autorevole intervento di Napoleone, allora Primo
Console della Repubblica.
L’azione
diplomatica fu positiva, grazie al prestigio che circondava il
nome di Napoleone: gli inviati seppero indurre a più miti
consigli il Bey, riuscendo ad ottenere notevoli agevolazioni
sul prezzo del riscatto. A seguito della felice conclusione e
della grande disponibilità finanziaria che
Gaetano Pollini
mise a disposizione, rimase uno strascico giuridico tra la
Reale Giunta Economica e il Pollini prima e i suoi discendenti
dopo, per ottenere la restituzione dell’importo di
140.000
lire sarde quale estinzione totale delle somme versate per
l’intero riscatto.
Come si rileva dai numerosi fascicoli della
Segreteria di Stato, le istanze per il "Credito Pollini" si
susseguirono ininterrottamente sino alla fine del governo
vicereale senza una definitiva risoluzione. Nel 1840 il
Ministero economico cercò di condurre a termine le trattative
con gli eredi Pollini ma, nonostante i tentativi di sanare il
debito, sorsero controversie e cavilli che fecero rimandare la
soluzione che si protrasse sino al 1868. Non è dato sapere se
si giunse ad una amichevole soluzione; forse la pratica
andò
perduta tra i tanti atti burocratici di qualche ufficio o
forse vennero a mancare eredi che continuassero ad
interessarsene.
Al di là
dell’annosa vertenza e delle sconosciute conclusioni va
ricordato il lodevole atto di umanità che il
Conte Gaetano
Pollini manifestò verso gli schiavi carolini. L’atteggiamento
i principio e di rammarico nella richiesta del “Credito”, da
parte della famiglia nei confronti dell’Amministrazione dello
Stato, vuole ricordare le benemerenze che il loro avo ebbe
nella felice conclusione e la scarsa gratitudine con la quale
si seppe rispondere.
|