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La pesca del corallo: spese e guadagni
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Per
quanto l’attività di trasporto marittimo dei minerali
costituisse, alla fine dell'800, il cardine dell’economia isolana,
il tradizionale sfruttamento dei banchi coralliferi non venne
abbandonato del tutto. Alle indagini sulla pesca in Italia,
commissionate dal Ministero dell’Industria e Commercio,
partecipò, fra gli altri, il prof. Corrado Parona
dell’Università di Cagliari.
Nel 1882,
nell’ambito della sua ricerca in Sardegna, Parona si recò a
Carloforte dove ebbe modo di osservare le
condizioni di lavoro
dei pescatori di corallo; la raccolta del prezioso prodotto
dava infatti lavoro, in quel periodo, ancora ad un gran numero
di Carlofortini.
(Estratto della relazione del prof. Parona
sulla pesca del corallo a Carloforte negli anni 1882/83)
La
ricerca veniva praticata a profondità variabili tra
i 100 e i
140 metri circa, a diverse distanze da terra a seconda del
tonnellaggio delle imbarcazioni: dalle 2 alle 5 miglia per le
barche più piccole, anche 10 per quelle maggiori. La campagna
di pesca si protraeva tradizionalmente da aprile-maggio sino
alla prima domenica di ottobre. Pur essendo la stagione
ridotta rispetto a quella di altre località, poiché i
pescatori carolini attendevano anche la pesca del tonno, e pur
non potendo le barche spingersi tanto al largo, tuttavia gli
esiti furono incoraggianti: 1.665 chilogrammi pescati nella
sola stagione del 1881.
Un risultato tale, cioè, da spingere
le autorità caroline a chiedere un sostegno governativo per
tale attività che tanto bene prometteva pur essendo lasciata a
sé stessa, e che proprio a causa di quella situazione di
abbandono aveva negli anni precedenti toccato minimi storici
preoccupanti (in particolare nel 1879).
Il
capitale necessario per
armare
una "corallina" variava tra le
1.500 e le 2.000 lire, tra anticipi ai pescatori, provvista
degli attrezzi e vettovaglie per l’equipaggio. Ciascuna barca
poteva pescare fino a 35 – 40 chilogrammi di corallo,
permettendo all’armatore di guadagnare un migliaio di lire; al
padrone spettavano 750 lire, 370 al marinaio e 200 al mozzo.
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