> Gente di Mare
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Il legame sociale ed economico tra
Carloforte
e la Sardegna
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Già a
partire dagli albori, il verificarsi e lo svolgersi delle
vicende storiche di Carloforte appaiono autonomi rispetto agli
avvenimenti sardi dello stesso periodo; la posizione
geografica, al centro delle rotte mediterranee verso gli scali
di Spagna e dell'Africa, collocò infatti presto l’Isola di San Pietro
- per l'importanza strategica ed economica rappresentata da
Carloforte - entro
l’orbita delle grandi potenze. La rilevanza dell'Isola sotto
quest'ultimo profilo era sottolineata anche dalla presenza, a
Carloforte, di un buon numero di
agenti consolari stranieri.
Peraltro,
i grandi problemi economico-sociali che travagliarono la
Sardegna nei secoli XVIII e XIX, quali l’arretratezza
economica, lo spopolamento, il banditismo, interessarono solo
marginalmente la comunità carolina.
I rapporti con l’isola maggiore avevano in massima parte
natura economica, poiché Carloforte costituiva
il centro sul
quale gravava tutto il traffico – peraltro di modesta
dimensione – alimentato dagli scambi con i comuni situati
nell’area centrale e sud-occidentale sarda.
Gli
abitanti di San Pietro, però – anche perché i prodotti delle
loro attività prevalenti non avevano in Sardegna uno sbocco
mercantile e per tale motivo venivano venduti in altre regioni
– cercarono sempre di fare in modo che la loro economia fosse
legata il meno possibile da rapporti di dipendenza con quella
dell’isola madre. La comunità di Carloforte,
lontana dalla
Sardegna per l'aspetto culturale oltre che sotto il profilo
degli interessi e delle attività economiche, tendeva ad
evitare l'assimilazione con il contesto sociale ed economico
dei più vicini centri dell'isola maggiore.
I Carolini,
pertanto, non avendo potuto indirizzare e localizzare - se non
in misura marginale - i propri interessi in Sardegna,
realizzarono il loro sviluppo grazie agli
scambi mercantili che riuscirono a stabilire con altre e più attive regioni.
Con il
passare del tempo, però, a causa dello spopolamento delle
rotte commerciali e del progressivo esaurimento dei banchi
coralliferi – oltre che alla domanda stessa di questo prodotto
– l’economia carolina venne a trovarsi in un
rapporto di
dipendenza sempre più stretto con quella sarda. Di
conseguenza, le crisi ricorrenti di quest’ultima cominciarono
a ripercuotersi in misura sempre più accentuata su quella
carlofortina.
La
prosperità economica di Carloforte e lo sviluppo della
navigazione ad essa intimamente legata raggiunsero l’apice
a
partire dalla seconda metà del secolo scorso, fino agli anni
compresi tra i due conflitti mondiali. In questo ampio
periodo, grazie anche all’evoluzione dei tempi ed al
progresso, le attività marinare assunsero un carattere di
assoluta preminenza.
E, strettamente connesse ad esse, anche quelle mercantili ed
industriali diedero il loro contributo al benessere
dell’Isola.
Ma il
progressivo decadimento dell’organizzazione produttiva e
conseguentemente della struttura economica del paese, cui la
comunità carolina seppe far fronte per diversi decenni
diversificando i mercati di sbocco della sua attività
commerciale, divenne
irreversibile con l’approssimarsi del secondo conflitto
mondiale, concluso il quale si assistette alla definitiva
scomparsa della tradizione marittima di Carloforte. Già dai
primi anni del XX secolo, infatti, i destini di buona parte
della popolazione di San Pietro dipendevano dai traffici di
minerale con le vicine coste sarde, cessati i quali la
marineria carolina non trovò i mezzi per una ulteriore
riconversione e per la sopravvivenza.
Dopo di
allora, una lenta ed inarrestabile parabola discendente,
comune, del resto, non solo a Carloforte, ha disperso forze ed
attività create attraverso gli anni. Con esse sono andati
perduti patrimoni inestimabili di professioni e conoscenze che
non sarà facile rigenerare.
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