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Il personale della tonnara

  

 

Il lavoro dei tonnarotti  non è dei più semplici: è un lavoro duro e faticoso che si protrae per quasi tutto l’anno; nel periodo in cui lavorano in mare devono spesso affrontare condizioni poco favorevoli, mare mosso, vento, sole. Gente di Tonnara vengono chiamati e nessun nome può essere più appropriato.

 

Già la messa in opera della tonnara è un’impresa non da poco, me recuperarla alla fine della stagione può essere ancora peggio. Poi ci sono le reti da ispezionare, da mettere in ordine, da fare asciugare, pezzi da sostituire, e tutto il resto dell’attrezzatura da riporre in ordine nei Magazzini della Punta dove resterà tutto l’inverno, per essere poi ispezionata di nuovo prima dell’inizio della stagione nuova perché tutto sia in ordine. E a maggio si ricomincia.

 

Una figura molto importante nella tonnara di Carloforte è il Rais (in dialetto Raixe). E’ lui, con la sua esperienza, spesso tramandata da padre in figlio, che guida tutte le operazioni, dalla calata delle reti alla mattanza.

 

E’ lui che sta sulla barca, la musciara, in piedi, vestito con una cerata gialla per ripararsi al meglio dagli spruzzi, in mezzo alla camera della morte e che con il suo grido Leva dà l’ordine definitivo, quello che chiude tutti i tonni nella camera della morte e dà inizio alla mattanza.

I tonnarotti, disposti in quadrato sulle altre barche intorno alla rete (un vascello, dove saranno caricati i tonni al momento della mattanza, quattro palischermotti e sette bastarde), iniziano a tirare su il corpus (la rete di fondo della camera della morte), a forza di braccia, urlando e incitandosi a vicenda, finché, piano-piano, i tonni affiorano in un ribollire di schiuma, pinne e code che sbattono.

 

Alla fine, quando tutti i tonni sono sul vascello che li porterà allo Stabilimento della Punta per essere preparati e spediti, il Rais fa un cenno ai suoi uomini e, tutti in piedi, compunti, a capo scoperto, recitano una preghiera di ringraziamento.

Quella della preghiera è sempre stata una prerogativa del Rais, che decideva quando e come era il momento di una supplica al Cielo e ogni Santo era spesso legato ad un’invocazione.

 

I tonnarotti, quelli della ciurma di mare, sono circa quaranta e si dividono tra la Tonnara di Carloforte e quella di Portoscuso, dato che entrambe fanno parte dello stesso Consorzio e che i tonnarotti appartengono ad entrambe le località. Altri dieci tonnarotti, che fanno parte della ciurma di terra, lavorano allo stabilimento per la pulitura e la preparazione dei tonni.

Questo aumenta il lavoro, ma non bisogna dimenticare che queste due località vivono principalmente di tonnara e questo dà lavoro a molti giovani del posto.

 

Un discorso a parte meritano i subacquei, che sono attualmente quattro, quasi minisconosciuti lavoratori della tonnara, oramai impiegati da alcuni anni come supporto alla ciurma in mare. Il loro lavoro comincia con la calata in mare della tonnara per protrarsi per tutta la stagione, lavorando sott’acqua, tra le reti, riparandole, se necessario, liberando tonni ammagliati, scacciando pescicani che spaventano i tonni, e, alle volte, liberando anche delfini che incautamente si sono avventurati tra quelle stanze misteriose.

Anche loro sono gli eroi della tonnara; oggi, senza di loro, non sarebbe possibile avere delle mattanze consistenti, perché sono loro che, facendosi seguire dai tonni, li portano verso il loro destino e la fortuna dei tonnarotti.

 

 

 

 

 

Testi estratti da "IL TONNO - Le tonnare che parlano genovese" di Annamaria "Lilla" Mariotti e Virgilio Pronzati

Alcune immagini sono prelevate da "CARLOFORTE, ISOLA DI SAN PIETRO" di Antonio Torchia

 

 

 

 

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