> Tonno > La tonnara di Carloforte
|
|
Tradizioni e superstizioni
|
|
Oggi
(all’anno 2007) la Tonnara di Carloforte è di proprietà della
famiglia Greco che segue personalmente, con molta attenzione,
tutte le fasi della pesca e lavorazione del pescato.
L’edificio,
dove una volta si lavorava il pesce, è diventato il quartier
generale dei pescatori che, tra fine primavera e inizio estate
calano la tonnara. L’80 per cento del pescato parte il giorno
stesso per il Sol Levante e la presenza di un giapponese sulla
musciara (la barca) del rais, non fa più
notizia: è lui che controlla che nei tonni non vi sia traccia
di mercurio, né di colpi d’aste e di masiaioli, le
punte per arpionare.
Le leggi del mercato orientale esigono
infatti che, per la preparazione del sushi e
sashimi,
conosciuti e apprezzati anche nel mondo occidentale, la livrea
del pesce sia integra e la pesca, quindi, meno cruenta; lo
spettacolo, anche senza l’uso di aste e arpioni per
la cattura, rimane tuttavia quello antico dell’agguato, della
forza, degli ordini impartiti a squarciagola.
Fin dai
primi giorni di aprile, dunque, nello stabilimento
carlofortino della Punta, tutto è pronto per la
cattura: la bandiera con i quattro mori issata sul tetto, le
reti avvolte, le barche armate, le cerate dei
tonnarotti
(i pescatori specializzati impegnati nella mattanza) in fila
e, per scaramanzia, sempre le stesse, vecchie di molte
battaglie.
Manca solo la “camera della morte”, la rete di
canapa intrecciata a mano (quella usata alla Punta ha quasi cent’anni), ultimo stadio del complesso sistema di reti fisse
della tonnara, dove restano imprigionati i tonni. Per
tradizione, nessuno può toccare “la morte” nei giorni di
martedì e venerdì, e mai prima che si abbia avuto notizia
certa che i primi tonni sono stati avvistati. Sarà la sua
maglia fitta a ingabbiare le prede quando il
rais
griderà alla sua ciurma: “Leva”. L’ordine dà il via all’ultimo
e più faticoso atto della mattanza: la salita in
superficie dell’immane carico di tonni.
Quando
nella tonnara sono finiti i primi pesci, il parroco di Santa
Maria d’Itria, a Portoscuso, sulla costa sarda,
suona a stormo
le campane. È l’annuncio che sulle tavole è in arrivo il
pregiatissimo tonno rosso gigante. È questa certamente una
delle varietà di più alta qualità, tanto più che i branchi che
qui passano sono di corsa, sono cioè diretti a deporre le
uova: la loro carne risulta quindi più saporita, perché più
ricca di sostanze nutritive; un prodotto talmente prelibato
che, alle aste di Tokyo, è battuto fino a
800 euro al chilo.
|
|