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Gente di caruggi -
Zanna bianca
(Giovanni Comparetti)
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Alias
Zannino, diminutivo di Giovanni. Anche a lui il nome
popolare donava molto, perché rifletteva bene la sua statura
caratteriale, oltre che fisica.
Alto quanto
basta per non scomparire, era sempre in movimento: si dava da
fare per portare i soldi a casa, come ogni buon padre di
famiglia.
Guidava una
mini tre ruote Ape 50 (anch’essa adatta al portatore). Per chi
non lo sapesse, sui mezzi di trasporto di quel tipo, può
viaggiare solo il guidatore. Ma Zannino, sempre generoso, dava
il passaggio a qualche amico. Una sera, lo intercettò una
pattuglia di carabinieri:
Alt! Accosti. Zannino
si fermò,
chiedendosi:
Cuss’eûan i carrbinié da mi?
Mentre uno girava intorno al tre ruote, l’altro iniziò
l’interrogatorio:
- Come mai qui
andate in due?
- Perché in
tre non ci stiamo
– fece Zannino, candido come un bambino della prima comunione.
Il carabiniere lo guardò. Capì con chi aveva a che fare; e lo
licenziò. Zannino sfrecciò, prima che il militare cambiasse
idea.
È uno dei
tanti episodi che rivelano la personalità del nostro amico. Il
quale amava presentarsi:
Piacere Zanna bianca.
L’interlocutore, probabilmente lo guardava un pò incredulo. Ma
almeno aveva capito bene il nome che, nelle presentazioni, non
si capisce mai.
Lo Zanna
bianca nostrano era un cabarettista nato. Aveva il dono di
imitare uomini e animali. Erano spassose le sue imitazioni di
Totò, del motociclista o della gallina (per ricordarne solo
alcune). I soggetti erano i più disparati.
Ai gruppi
turistici che visitano Carloforte non si può offrire una
serata a teatro, per una prima, o una mostra d’arte
contemporanea. Dopocena, in genere, si offre un’esibizione di
arte varia: canti e suonate di menestrelli locali: arte
veramente popolare, genuina, senza pretese. Ma sempre arte.
Zannino era
la star di quelle serate. E non si preoccupava nemmeno di fare
le ore piccole, nonostante l’impegno di alzarsi presto al
mattino: era dipendente della Tirrenia (ora Saremar) come
ormeggiatore. Ma durante gli intervalli tra una partenza e un
arrivo del traghetto, balzava sulla tre ruote (sempre
malata di qualche difetto meccanico) per espletare i servizi
più vari.
Durante la
bella stagione, Zanna bianca trovava anche il tempo per
l’hobby della pesca. Armato di canna, gettava la lenza lungo
la diga. A fianco, pesca anche l’amico Nucci, da sempre
sofferente di diminuzione della vista. Zannino, dopo pochi
minuti, tirava su un pesce. Nucci, niente. Zannino prendeva un
altro pesce. Nucci ancora niente. Zannino diceva
tauchì n’ôtru!
Nucci sempre più deluso, esclamava:
-
Ma perché mi nu piggiu ninte?
Zannino,
sbirciandolo con la coda dell’occhio, rispondeva:
-
E au credu,
ti ghè u lammu infiau in ta spurtigeûa!...
Nell’ultimo
periodo della vita, il simpatico amico andava in trasferta a
Calasetta ogni giorno, a espletare il lavoro di ormeggiatore.
Sembrava che avesse perso un pò del suo spirito. Forse Zannino,
fuori dal suo ambiente, non era più Zanna bianca.
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