> Mi ricordo di ...
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Gente di caruggi -
Velaccio
(Motobarca)
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Anno di
grazia 1965. Mamma Tirrenia non aveva ancora concepito i
traghetti. L’unica alternativa ai vaporetti Gallura e Capo
Sandalo erano il Sacro Cuore e Dio Onnipotente, di Centoscudi
(Aversano di Calasetta).
Questi due
ultimi avevano, sì, un nome rassicurante (più del Padreterno e
del Figliuolo, chi c’è?); ma non offrivano molta serenità per
via del costo del biglietto Carloforte-Calasetta.
L’aumento
apportato dall’armatore apparve esoso, soprattutto ai
passeggeri con auto al seguito. Dalle discussioni di piazza
nacque una proposta:
s’accattemu ‘na bòrca pe’ cuntu nostru.
Il disagio
più l’entusiasmo di
‘ghe fému vedde chi semu, au cadesedeu’
creano l’atmosfera per una cooperativa armatoriale. Tutti alla
prima riunione nel teatro Cavallera. Non sarebbe caduto in
terra neppure un ago.
Gli interventi si susseguono concitati:
‘La barca si può trovare subito... comandanti ce n’è
cumme
i lochi a maina... marinai per l’equipaggio
g’aiemu
abbrettiu...
in capitaneria e dintorni abbiamo amici che contano...
allua cuss’âspettemu?’
I soldi? Il
coro a più voci sarebbe andato avanti tutta la notte, se non
fosse intervenuto Luigino Simeone (che di attività economiche
se ne intendeva). Si alza e dice:
-
Ste
chi en tutte belle paule; ma p’accattò a borca, gh’êu di belli
dinè
E mette sul
tavolo la prima quota-capitale della cooperativa. Fu come il
sasso di Balilla contro l’invasione austriaca; in men che non
si dica nasce la cooperativa SE.CO.MAR (Servizi Collegamento
Marittimi).
Un vecchio
bastimento di due alberi è in disarmo a Livorno; l’armatore
vuole cederlo per andarsene in pensione. Necessita di alcuni
adattamenti: da bastimento commerciale al trasporto passeggeri
e auto.
In breve, i
maestri d’ascia di Carloforte ricoverano il natante in
cantiere, sotto la direzione clinica di
Pippu du
Minciuneddu (Giuseppe Damele). Il barco prende altro
scafo: spariscono i due alberi; la stiva, ricoperta
all’altezza della sponda, diventa garage a cielo aperto; si
aggiunge un piccolo cassero (ponte) di comando, e... il
Velaccio è servito!
Grazie anche
al R.I.Na (Registro Italiano Navale) che passa sopra ad alcuni
piccoli particolari. Esempio: il motore spaccato da capo a
fondo (l’abbiamo detto che, in capitaneria, avevamo amici che
contano). E poi, con un motorista fuori serie (Silverio Brai)
e un comandante supernavigato (Mario Brai, zio del nipote),
siamo pronti al varo.
Il 24 giugno
1965, il nuovo Velaccio, tutto impavesato a festa, salpa per
il viaggio inaugurale verso Calasetta. Il molo S. Carlo è
gremito, come il porto di Palos quando partì Cristoforo
Colombo per le Indie.
Il Velaccio
ha solcato il canale S. Pietro per quindici mesi: prima corsa
alle ore 05:30; ultima alle 23:00. Senza soste, giorni feriali
e feste comandate. Fu la prima continuità territoriale fra
Carloforte e l’isola madre, fatta in casa.
Le auto imbarcavano
su una pedana manuale (si spostava, a seconda della larghezza
della macchina); una volta dentro erano sballottate, sempre a
mano, per fare spazio all’auto seguente.
La
traversata era una mini avventura, almeno una volta arrivata
in fondo (al mare!).
In quel giorno di brutta libecciata, i
vaporetti non passavano; il Velaccio, sì. Il timoniere di
turno, punta dritto verso la boa dei francesi (all’imbocco per
Calasetta). Il Velaccio balla. Le auto traballano. Finchè una,
strapazzata da un’onda più violenta, parte in picchiata sopra
la sponda e s’inabissa
in tu friu. Era di un
venditore ambulante di stoffe.
Il giorno
dopo, le donne facevano a gara a comprare pezze di roba al
cloruro di sodio (per noi, sale)., a metà prezzo. E per alcuni
giorni, tutto il paese fu un grande Velaccio: le stoffe
variopinte ondeggiavano, stese al sole; e facevano venire il
bulesûme ai passanti.
L’ammiraglia
nostrana, dopo quindici mesi di orgogliosa navigazione, è
andata in disarmo.
Il problema
dei trasporti, a Carloforte, è sempre stato e sarà. Ma, col
Velaccio, una cosa l’abbiamo dimostrata: uniti, siamo capaci
di ottimi risultati per il bene della comunità. Se fossimo
sempre così uniti,
fiscimu di liùin.
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