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Gente di caruggi -
Simeone
(Luigi Simeone)
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Lascia
l’impiego presso la Banca Napoleone ed entra, come dirigente,
nella S.A.C.O.M. (Società Anonima Cooperativa Officine
Meccaniche). È già chiaro che parliamo di Luigi Simeone.
La
benemerita officina è stata in attività per mezzo secolo
(1922-72), raggiungendo il massimo splendore negli anni ’40,
quando dava lavoro a ben 118 operai. Sono molti i giovani
apprendisti che hanno cominciato limando un pezzo di ferro
alla Sacom; e ne sono usciti operai specializzati, che hanno
fatto bella figura nelle industrie dell’isola madre e della
penisola.
Oggi lo
Stato e la Regione spendono fior di quattrini per organizzare
i famosi corsi professionali, di ogni genere. Ma, senza offesa
per nessuno, i professionisti usciti dalla Sacom, senza
diploma ufficiale, erano ingegneri meccanici, in confronto ai
diplomati della scuola professionale.
Luigino
Simeone, per 45 anni, è stato la mente di quella fucina,
che forniva riparazioni e mezzi di produzione alle industrie
d’Italia e d’Oltralpe.
Esempi:
nella miniera di Montevecchio, si usavano vagoncini con assali
Sacom, brevetto di sigillo per cuscinetti. L’invenzione non fu
mai venduta alla grande industria. Ma un ingegnere della
miniera dichiara:
Dopo vent’anni di lavoro nel fango, i
cuscinetti Sacom sono sempre in perfetta efficienza.
L’Atlas
Copco, svedese, ha lanciato nel mondo gli autovagoni ad aria
compressa. Ebbene, la prima idea (mai venduta) è nata
nell’officina Sacom.
Molti
cacciatori (anche tabarkini), quando premono il grilletto del
fucile, non sanno che
i ballin sono stati prodotti da
impianti nati nell’officina Sacom di Carloforte. Inoltre, tra
i lavori più importanti dell’officina, figura la costruzione,
a Capsanica (Romania) di un impianto per la raffinazione
elettrolitica del piombo (1967); opera per la quale Simeone
ricevette il plauso del governo rumeno.
Nell’isola
di Santo Domingo, vi sono belle spiagge di sabbia bianca (ma
queste le abbiamo anche a S. Pietro). Però ci sono anche
miniere di rame. I vagoncini per le gallerie sono nati
nell’officina Sacom. C’è di più: quei piccoli vagoni sono
stati pagati con sacchi di caffè, perché gli imprenditori
dominicani non avevano tanti soldi per liquidare la fattura!
E tante
altre realizzazioni sono state ideate nell’officina di
Simeone. Che può essere considerata una clinica; dove
nascevano nuovi modelli, partoriti dalla mente di uomini
validi.
Uno di
questi era il disegnatore meccanico Giuseppe Maggia.
Proveniva da Biella. Professionista di molto valore e uomo di
pochissime parole; quasi muto per vocazione (in quel tempo,
circolava la notizia del fattaccio:
An sciarriau e s’en deti u Maggia cu-u Gigetto Sequenza).
Maggia era
stato impiegato in altre officine; da dove fu sempre dimesso
per incompatibilità di carattere (ma se non parlava mai, come
faceva a bisticciare?!?). Con Luigino Simeone ha lavorato per
33 anni. E sono diventati ottimi amici.
La sua
eredità professionale la trasmise a-u Sbirottu (Nicola Baghino)
che ne seppe fare tesoro, facendosi apprezzare nelle aziende
che lo vollero come collaboratore.
Luigi
Simeone non era un baciapile. Ma cominciava la sua giornata
con una breve visita in chiesa.
In barca,
con i figli e i nipoti, durante l’estate, per una battuta di
pesca: non abbocca neppure una
ziguella affamata. I
ragazzi vorrebbero fare uno scongiuro che conoscono solo loro;
ma non osano, perché Luigino non tollera leggerezze
superstiziose. E intanto i pesci non abboccano. Alla fine i
ragazzi rischiano: fanno tre nodi su una cordicella; la
sbatacchiano tre volte alla sponda della barca, gridando in
coro:
Mag-gia. Simeone ha un leggero scatto. Ma non fa
in tempo ad arrabbiarsi, perché lui stesso tira su il primo
pesce. Poi un altro. E tanti altri.
Fu una vera
pesca miracolosa, grazie al sant’uomo, non canonizzato, ma
stimato in famiglia e rispettato alla Sacom: Giuseppe Maggia.
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