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Gente di caruggi -
Giribaldi
(Giovanni Giribaldi)
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La
giovinezza e la discreta presenza, unite a una laurea di
prestigio, fanno un bel biglietto da visita. Così il giovane
dottor Giovanni Giribaldi si dev’essere presentato a
Carloforte, come medico condotto, negli anni ’20. E ci è
rimasto per sempre, perchè si è sposato con Luigia Vallebona.
Inizialmente
lavorava
da-u mò, dove oggi sorge l’hotel Riviera. Poi
acquistò un immobile in via Bruno Danero e vi allestì
l’ambulatorio personale, dove trascorse tutto il resto della
sua professione. Che svolse con competenza, senza limiti
d’orario, a favore di tutti, ricchi e poveri (più questi che
quelli...).
Eravamo in
tempi in cui Carloforte contava più abitanti di oggi, che
erano affidati alle cure di pochi medici:
dottor Giribaldi, u
Bastian, e, più tardi,
u Felice e u Limbo; seguirà
u
Antonello, negli anni ‘50.
Il dottor
Giribaldi, oltre al lavoro in ambulatorio, effettuava le
visite a domicilio. Questo è comune a tutti i medici. Ma non è
comune il mezzo di locomozione: Giribaldi attraversava tutto
il paese, da Le Cassinee a La Darsenetta, pedalando sulla
bicicletta, fedele compagna del suo andare (eccetto in piazza
dove teneva la bici per le orecchie). Forse ne ha consumata
una sola, perché la usava solo per circolare nel centro
abitato (compreso tra la Capitaneria e piazza Pegli; oltre era
già aperta campagna).
Le
condizioni della vita sociale di sessanta/settant’anni fa
esigevano dai medici di un’isola una professionalità non
comune: mezzi di trasporto rari e ospedali nella zona ancor
più rari, richiedevano che il semplice ambulatorio,
all’occorrenza, diventasse sala operatoria. Perciò, nella
clinica Giribaldi, si sono svolti interventi chirurgici di
appendicite, ernia,
lûgge e simili. Allora tutti i
carlofortini nascevano a Carloforte. E, in caso di un parto
troppo complicato per l’ostetrica popolare Pimpina, il dottor
Giribaldi era anche il primario ginecologo.
Quando la
categoria dei marittimi si è organizzata con una cassa mutua
particolare, molti dei nostri naviganti hanno scelto Giribaldi
come medico. Questo denota quanta stima egli godesse nelle
famiglie.
Era
sempre calmo, pacato nel modo di rivolgersi alle persone. Alla
fine del discorso, per lo più breve, abbozzava un sorriso,
lasciando intravedere qualche dente d’oro.
Già questo parlare faceva l’effetto delle medicine che egli,
in verità, prescriveva con parsimonia. Quelle che più
suggeriva erano due:
letto e
latte. Per tutti (per prevenire le
malattie più comuni), la terapia era questa: una volta la
settimana, mangiare
pumote, aggiu e anciue.
Lo faceva
anche il dottore; e i pazienti, entrando per la visita, ne
avevano sentore.
Naturalmente
il ritmo di lavoro tanto intenso occupava il medico dal primo
all’ultimo giorno dell’anno solare. E le ferie? Non
esistevano. Si concedeva alcuni giorni di riposo (durante i
quali lo sostituiva u Antonello Mercalli) per andare da Nasca,
con la moglie,
a fò a vendegnia.
Anche in
questo, il dottor Giribaldi, si era perfettamente
naturalizzato Carlofortino.
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