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Gente di caruggi -
Duxentusinquanta
(Anni di Carloforte)
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È chiaro che
parliamo del 250° di fondazione, celebrato nel 1988.
Questo
argomento – dirà qualcuno – non c’entra col proposito di
presentare alcuni personaggi caratteristici.
C’entra,
c’entra, e come! Per due motivi, almeno. Primo, perché la
storia la fanno gli uomini, che sono personaggi. Se si
potessero ricordare le persone caratteristiche dei primi
duecentocinquant’anni di Carloforte, non basterebbe un
vocabolario. Secondo, perché le celebrazioni del 250° le hanno
organizzate e vissute appieno la
gente di caruggi.
Prima di
inaugurare le celebrazioni dell’anno centenario, qualcuno ha
visitato la veleria S. Giorgio di Genova; ed è rientrato con
l’auto stracarica di pavesini (non biscotti, ma pavesi
bonsai). Qualche giorno dopo, tutti i caruggi erano
imbandierati a festa. Carloforte sembrava
in cavagnettu.
Mai visto il paese così bello, in technicolor.
Ricordiamo
la partecipazione dei famosi
cristi genovesi
alle celebrazioni religiose, culminate con la messa
pontificale in piazza.
E,
dulcis in fundo, l’indimenticabile
fiaccolata. Anche questa, una cosa mai vista: un chilometro di
fiaccole, un fiume ininterrotto di luce ha attraversato le vie
del paese; soprattutto nella zona alta (Câsinèe e dintorni), a
ricordo del primo rione che ha fatto da balia alla neonata
Carloforte. L’indimenticabile serata si è conclusa con un
altrettanto indimenticabile ballata collettiva presso i
baruffi, dove il vino scorreva a
damisciagne per
innaffiare canestrelli senza numero.
E lo sbarco
chi può dimenticarlo? Quei giovani che arrivavano dal mare, su
alcuni barconi improvvisati (come, forse, gli antenati nel
1738). Ma stavolta erano accolti dalle autorità, con in testa
le majorettes e la banda musicale. E attraversavano il centro
abitato tra due ali di popolo festante.
Per
tramandare ai posteri le celebrazioni, è nato anche un inno
ufficiale (parole di Giorgio Ferraro, musica di Angelo Aste);
e pure un manifesto commemorativo (anzi due, religioso e
civile).
E per
concludere questa breve carrellata, il viaggio a Tunisi: un
gruppo di 120 amici, noleggiato un Boeing 737 della Tunis Air
hanno rivisitato Tabarca e Nabeul.
Con centinaia di lumini
accesi hanno scritto 250 sulla spiaggia dell’istmo che,
oggi, unisce l’isola tunisina alla terraferma. Hanno voluto
ricordare tutti gli antenati che lì hanno vissuto e sofferto;
e tutti gli attuali discendenti dell’isola di S. Pietro.
Per un anno
(18 aprile 1987-1988) Carloforte si è sentita diversa,
soprattutto più unita, come doveva essere ai tempi della
colonizzazione. Non ha dimenticato nessuno dei suoi figli che
l’hanno fatta grande nel mondo: i morti in mare, ai quali è
stato dedicato un monumento subacqueo, presso la diga nord;
gli emigrati, che hanno dato lustro a Carloforte, ovunque si
trovassero, in particolare nella zona di Brooklyn (NYC).
Questi sono
solo alcuni flash del 250° anniversario di fondazione di
Carloforte. Non è possibile citare tanti nomi, e nomignoli, di
personaggi singoli, perché i protagonisti di quelle giornate
sono stati tutti i seimilacinquecento tabarkini dell’isola.
Tutti, adulti e bambini.
Ecco perché
duxentusinquant’anni è un argomento che entra a pieno
diritto nel tema generale. Anche questa è storia: spicciola,
ma sempre storia.
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